martedì 5 aprile 2016

Wonder Woman: la super Amazzone


In alto, un'immagine di Wonder Woman dal web.
In basso, una vignetta degli anni 40 in cui assistiamo alla trasformazione di Diana Prince in Wonder Woman.



L'attesissima uscita nelle sale del film Batman v Superman: Dawn of Justice (su cui mi soffermerò prossimamente), ha di sicuro avuto un merito: quello di riportare in auge un personaggio ultimamente un po' dimenticato, messo da parte, eppure importantissimo nella storia dei comics, e decisivo per una visione diversa della figura femminile nel mondo del fumetto.
Parlo ovviamente della prima superdonna della storia, l'amazzone  Wonder Woman,ideata dallo psicologo William Moulton Mastrom e edita dalla D.D.Comics nel 1942.
« Il miglior rimedio per rivalorizzare le qualità delle donne è creare un personaggio femminile con tutta la forza di Superman ed in più il fascino di una donna brava e bella. »
(William Moultom Marston)

(segue un estratto dalla mia tesi di laurea:  I Supereroi Marvel - dal fumetto al cinema)

Con la Donna Meraviglia in effetti, nasce una nuova figura femminile, potente ma solare, non una  Vamp ma una portatrice di pace e amore, mai sottomessa o indifesa come la donna caramella dei fumetti d’avventura degli anni trenta.
La principessa delle amazzoni appartiene ad un popolo di donne immortali che vivono su un’isola chiamata Paradiso,e che non hanno bisogno della collaborazione degli uomini per riprodursi: quale simbolo migliore per l’emergente femminismo?
I suoi avversari, almeno nei primi anni di vita della serie, erano sempre e solo uomini; il suo costume, audace per l’epoca ma non volgare, riporta i colori della bandiera americana,e quindi è anche una patriota.
I meccanismi affabulatori di Wonder Woman rimandano a quelli già utilizzati da Superman: quando non usa i superpoteri, la nostra principessa si nasconde sotto le mentite spoglie delle timida, impacciata e occhialuta Diana Prince, ricalcando lo stesso modello di doppia identità impiegato da Clark Kent/Superman. Proprio come accade al figlio di Kripton, anche a Diana basta togliersi gli occhiali e indossare diadema e short per essere irriconoscibile!
A parte questa ingenuità di fondo, il personaggio è ben strutturato, soprattutto tenendo conto dell’epoca storica in cui ha visto la luce: non bisogna dimenticare che siamo ancora negli anni quaranta: il pubblico amava leggere le avventure della superdonna ma pretendeva a casa la mogliettina obbediente pronta a servirlo e riverirlo.
Forse è proprio per non rischiare di mortificare la virilità dei lettori che spesso la nostra principessa veniva legata, bendata o incatenata dai suoi nemici, in una sorta di perverso gioco sado-maso.Certo, alla fine la principessa trionfava, mostrandosi talvolta anche un tantino "vendicativa" frustando e torturando a sua volta. 
Se dal punto di vista delle lettrici le torture prima inferte e poi ricambiate dall’eroina potevano anche rappresentare una sorta di rivincita contro il “sesso forte”, non si può comunque tralasciare un certo richiamo sessuale offerto al lettore, degno delle porno-fumette degli anni settanta.
In sintesi,  Mastron aveva trovato il modo di garantire alla sua eroina una folta schiera di ammiratori, sia di sesso maschile che femminile.
Tuttavia,con il passare degli anni, il personaggio di Wonder Woman, che nonostante le varie critiche è indubbiamente una figura positiva nel variegato panorama fumettistico femminile, si è adeguato alle trasformazioni sociali, correggendo quei “difetti” di fondo che aveva alle origini, allargando la sua crociata contro il male ad avversari sempre più potenti ma non più esclusivamente di sesso maschile.
Wonder Woman non è una semplice guerriera, ma la principessa delle Amazzoni, considerate forse le prime femministe della storia; da un certo punto di vista quindi la nostra principessa Diana anticipa di un ventennio alcune tematiche delle organizzazioni femministe americane: ”la Wonder Woman combatte la cultura e le angherie della società patriarcale anelando ad un futuro potere non più dispotico,né oligarchico. La Super Woman diventa così il simbolo della donna combattiva” (citazione tratta da       R.Laterza,M.Vinella – “le donne di carta-personaggi femminili nella storia del fumetto” (Dedalo libri,1980)

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