mercoledì 25 novembre 2015

Elegante, sofisticato ma...Indiscreto!







 In alto la locandina del film "Indiscreto" (1958, regia di
di Stanley Donen); in basso Cary Grant e Ingrid Bergman nella bellissima scena in Split screen, in cui i due sembrano tenersi per mano)





Una commedia sofisticata ed elegante, ambientata nel dorato mondo dell’alta borghesia inglese.
Non siamo di fronte alla classica commedia Hollowoodiana, bensì ad una pacata commedia inglese, in cui la risata è sostituita da un gradevole sense of humor sottile e irriverente, che porta ad un ribaltamento dei ruoli e ci permette di intravedere l'alba dell'emancipazione femminile.
Un’attrice bella e famosa, reduce da innumerevoli fallimenti sentimentali, e rassegnata ormai ad una vita di solitudine, si innamora di un affascinate e facoltoso diplomatico americano, che però le confessa subito di essere, ahimè, già sposato. 
Superata l’iniziale reticenza, la donna instaura con lui una intensa, tenera ed appassionata relazione. Tutto sembra volgere per il meglio, fino a quando la donna non scopre che il suo amante non è affatto sposato, ma è semplicemente uno scapolo impenitente, che finge di avere moglie solo per non impegnarsi seriamente in una storia d'amore.
Dopo un inizio fin troppo pacato, al limite del monotono,  la commedia cambia di colpo direzione, donando allo spettatore intorpidito emozioni e divertimento.
Memorabile la battuta di Ingrid Bergman:“Come osa fare l’amore con me senza essere sposato!”  in cui viene esaltato al massimo il paradosso su cui si basa film: l'avvenente e smaliziata attrice non ha alcun problema nel rivestire il ruolo dell’amante di un uomo sposato, ma va su tutte le furie quando scopre di avere una  relazione con un uomo celibe.
La situazione rischia di prendere una brutta piega: la bella attrice, in un primo momento è furiosa, poiché si sente presa in giro ed è quindi decisa a troncare la relazione, ma poi cambia improvvisamente idea, scatenando la brusca reazione di lui.
Non vi è modo di convincere uno scapolo impenitente a convolare a giuste nozze se non quello di mostrarsi più cinica di lui,  accettando di continuare la "torbida" relazione .
Assistiamo dunque ad un totale ribaltamento dei ruoli: adesso è la donna a non volere il matrimonio, mentre l'uomo, colpito dalla risolutezza della sua partner, sente per la prima volta il desiderio di accasarsi, pronunciando un’altra frase storica: “Niente fa sentire un uomo più ridicolo che fare il sentimentale con una donna che non lo è!.
Sublime la regia di Donen, specialmente l’inquadratura split screen, in cui i due protagonisti, impegnati in una conversazione telefonica, sembrano prendersi per mano, pur stando in letti diversi.
Il mostrare e non mostrare, tipico della commedia degli anni 30, è particolarmente marcato, scandito dal continuo aprirsi e chiudersi delle porte del sontuoso appartamento di lei, metafora del suo cuore: i  teli che nella sequenza iniziale del film coprono i mobili sottolineano la “chiusura”; col trascorrere del tempo, l'appartamento si mostra sempre più "vissuto", proprio quando la nostra protagonista decide di spalancare le porte del suo cuore ai sentimenti, abbandonando i pregiudizi e riuscendo, alla fine, a giungere al grande passo, il matrimonio.
Solo che, per una volta, forse per la prima volta nella storia del cinema, non è la classica storia in cui lui si ravvede e fa di lei una "donna onesta"; al contrario, all'alba della lotta tra i sessi, la donna rivendica la sua emancipazione, ed è quindi lei a fare di lui un "uomo onesto".

domenica 15 novembre 2015

Prego, perché ancora credo.




Art by Karen Hallion

fonte immagine


 
Quando accadono cose più grandi di me, molto più grandi di me, non so mai se sia più rispettoso il silenzio o delle parole di cordoglio; nella seconda ipotesi la scelta delle parole sarebbe più che mai ardua: cosa dire? In che termini esprimersi? Come evitare di cadere nella trappola del buonismo, o del cinismo, entrambe in agguato, poiché ci son guerre ogni giorno ed in ogni parte del mondo.
Ciò che è accaduto ieri a Parigi avviene tutti i giorni e più volte al giorno altrove, quindi mostrare sgomento e amarezza parrebbe irrispettoso verso coloro che patiscono la guerra quotidianamente; ma ignorare, voltare la faccia, alzare le spalle non è forse peggio?
Poi ho visto la meravigliosa immagine di questa artista ed ho pensato di condividerla, poiché un'immagine vale più di mille parole.
Prego per Parigi, ma non solo: prego per il mondo, nella speranza di un mondo migliore.
Prego, poiché quando avrò perso ogni speranza, avrò perso anche la voglia di vivere e persino la scrittura, che è la mia vita, diventerebbe inutile.
Prego per avere la forza di credere che le cose cambieranno, che non tutto è perduto, che c'è del buono in questo mondo, ed è giusto pregare e lottare per questo.
Prego, perché ancora credo.



mercoledì 11 novembre 2015

Quando la morale diventa A-morale



 In alto Angelina Jolie in una scena di "Maleficent".
In basso Meryl Streep e Anne Hataway in una scena del film "il diavolo veste Prada".


 Non posso fare a meno di notare come nei film degli ultimi anni, specie quelli destinati prevalentemente ad un pubblico di adolescenti e pre-adolescenti, il concetto di morale sita diventando a dir poco evanescente, e che al vecchio hppy end in cui i cattivi vengono punti ed i buoni vissero felici e contenti assume addirittura un connotato "negativo".
 Non so dire con precisione quando sia iniziata questa "crisi di valori", ma di sicuro il film Maleficent ha avuto un peso determinante, creando una sorta di "effetto onda" di proporzioni gigantesche, per cui non mi pare del tutto scorretto identificarlo come "l'inizio della catastrofe".
Maleficent è un film discutibile sotto molti punti di vista (se non l'avete ancora fatto, vi invito a leggere la mia recensione cliccando qui) ; non mi riferisco tanto al fatto che abbia sminuito il significato del vero amore, facendo passare il messaggio, per me sbagliato, che l'amore a prima vista non può esistere, quando in realtà non esistono regole in amore: il colpo di fulmine può essere vero amore o solo un abbaglio, cambia da persona a persona, e quindi sarebbe sbagliato generalizzare.
La cosa più grave, oltre ad aver dissacrato e violentato uno dei classici Disney più belli di tutti i tempi,  è il "nuovo" messaggio: "non si nasce cattivi: ci si diventa"!
Eh no, questo proprio non lo posso accettare: adesso si trova ai cattivi l'alibi morale; poverini i cattivi, erano dei santi prima che venisse fatto loro un torto, quindi fanno bene a diventare cattivi, anzi devono diventare cattivi, non hanno altra scelta.
Eh no,  troppo facile! Se sei buono e ti fanno del male diventi diffidente, prudente, magari impari un po' di sano egoismo che non ha nulla a che fare con la cattiveria, la "mera lascivia" di cui parlava Shakespeare riferendosi a Iago: cioè fare del male per il semplice gusto di fare del male.
Nel classico Disney, come nella fiaba che ho letto da piccola (non so se sia la versione originale, dato che ne esistono svariate versioni), Malefica non lancia l'incantesimo per vendetta, ma per mera lascivia, poiché non era stata invitata al ricevimento; la differenza sostanziale dal classico Diseny era che le buone fate erano 10 , di cui una per fortuna della principessina, arrivò in ritardo e corresse l'incantesimo della fata gelosa, che maledisse la piccina solo perché non era stata invitata. 
Poi la Disney migliorò nettamente la fiaba, innanzitutto col la visione, forse per alcuni smielata, del vero amore che conosciamo già prima di averlo incontrato, nei nostri sogni: "So chi sei, vicino al mio cuor ogn'or sei tu, so chi sei di tutti i miei sogni il dolce oggetto sei tu. Anche se nei sogni è tutta illusione e nulla più, il mio cuore sa che nella realtà un dì tu verrai e che mi amerai ancor di più". 
Scusate se mi sono dilungata sul testo della canzone, ma trovo che sia uno dei più belli, realizzato sulle musiche di Čajkovskij poi...In ogni caso, anche se è bello lasciarsi trasportare della musica, la vera innovazione Disney sono le fate e il ruolo attivo che svolgono nella storia: non sono 10 ma solo 3, tutte ben caratterizzate, che proteggono Aurora da bambina e la salvano da grande; proprio così, nella versione Disney sono le fate a salvare Aurora, poiché senza il loro intervento Filippo sarebbe restato a marcire per 100 anni nelle segrete di Malefica: le fate lo liberano, gli forniscono le armi e lo aiutano durante il combattimento. 
Alcune correnti femministe amano Malefica e la considerano un personaggio femminista poiché attivo, e a quelle femministe consiglio di guardare attentamente il classico, perché le fate Flora, Fauna e Serenella sono le prime vere femministe nella storia della Disney.
Scusate la divagazione, ora torniamo all'elemento principale, e cioè la mancanza di una vera morale nel film: trovo a dir poco VERGNOSO questo ALIBI che viene fornito ai cattivi:  è troppo facile incolpare gli altri per le scelte che compiamo. Tutti abbiamo a che fare col male sin dalla più tenere età, ma abbiamo tutti la possibilità di scegliere,  io bandirei Maleficent e i film che seguono la sua falsariga dalla faccia della terra per questo messaggio sbagliato e vergognoso, che distrugge la purezza e l'onestà fornendo un alibi a dir poco discutibile.
Non crediate che io sia tanto pura di cuore da predicare pace e amore tutto il giorno: amo anche storie basate sulla vendetta, purché non si fornisca al protagonista un alibi quello di "non avere altra scelta" : se mi vendico è perché voglio vendicarmi; non mi interessa se ciò che faccio sia giusto o sbagliato, ho preso la mia decisione e la porto avanti.  
Mi sono sempre piaciuti film come Kill Bill, in cui una donna decide di vendicarsi e porta a termine la sua missione costi quel che costi, o Cobra, un violento giustiziere che non ha pietà per i delinquenti e gli stupratori, e a cui non importa di essere considerato a sua volta un violento da quelli che benpensano.
In questi casi,è ben chiaro che i protagonisti fanno una scelta consapevole, cioè quella di fare giustizia a loro modo, senza cercare alibi o dichiararsi indotti da una sorte avversa o costretti dalle circostanze.
Permettemi un ultimo volo pindarico, un'iperbole, citando uno dei film che amo di più,  Il diavolo veste Prada, spesso erroneamente definito, sempre dalle stesse "femministe" come un film di "uomini che odiano le donne"; in realtà, se si guarda un po' al di là del fidanzatino invidioso (non geloso), sciatto e maschilista, possiamo notare come il tema centrale del film siano la maschera di Miranda e la scelta di Andy (per saperne di più sulla figura di Miranda cliccate qui).
Si tratta di un film che parla delle donne, delle loro scelte: Miranda sceglie di indossare la maschera da virago, nascondendo consapevolmente il suo lato fragile per farsi strada in un mondo di pescecani, in cui sbrani per non essere sbranata. Non cerca alibi, va dritta per strada che ha scelto di intraprendere, redarguendo Andrea, che al contrario non fa che giustificare, a sé stessa più che agli altri, ogni sua azione dichiarando "non avevo altra scelta". In realtà Andy ha  ha sempre avuto una scelta, e quando finalmente comprende la sua posizione, sceglie di abbandonare quella strada non per tornare col fidanzatino sciatto, ma perché ha compreso il prezzo della scelta di Miranda, che candidamente le confessa:"Vedo molto di me in te.".
Andy ha avuto la possibilità di guardare ciò che si nasconde dietro la maschera di Miranda, e questo la fa crescere, la rende consapevole di sé stessa e di chi vuole essere davvero, e finalmente smette di dire :"non avevo altra scelta", ma finalmente sceglie consapevolmente, senza dare spiegazioni a nessuno, senza alibi, col cuore sereno: non importa se la sua scelta sia giusta o sbagliata, l'importante è scegliere, prendendosi tutte le responsabilità che tale scelta comporta.
Io dico sempre che non esistono scelte giuste o sbagliate, ma scelte, e non dobbiamo mai dare la colpa agli altri per le conseguenze di queste scelte!
Temo di essermi dilungata più del solito, spero di non avervi tediato, ma ci tenevo a lanciare questo messaggio: lungi da me invitarvi ad essere tutti buoni e a porgere l'altra guancia, ma state bene attenti a non confondere un po' di sano egoismo con la cattiveria: cattivo è chi fa del male per il gusto di farlo, non chi è guardingo dopo aver avuto troppe delusioni, per cui si guarda bene le spalle. Io non mi ritengo cattiva, solo non mi fido della gente, ma non ho mai fatto del male a nessuno, anche a chi a me ne ha fatto, al massimo gli ho urlato la mia rabbia in faccia e intimato di lasciarmi stare, ma quella non è cattiveria: è legittima difesa!