martedì 8 dicembre 2015

Il ragazzo invisibie? sarebbe meglio se sparisse del tutto!



In alto una delle prime scene del film: il protagonista guarda il costume di Spiderman in vetrina.
In basso il ragazzo invisibile legge i fumetti...

In basso la S di "Speciale" in cirillico



Quando Salvatores annunciò l'uscita del suo film "il ragazzo invisibile", la notizia fu accolta da immenso giubilo ed  irrefrenabile entusiasmo: si tratta indiscutibilmente di un grande regista ed ovviamente ci si aspettava  grandi cose; tuttavia io nutrivo serie perplessità.
Ho sempre provato immensa stima per Gabriele Salvatores, ho visto e apprezzato tutti in suoi film, ma nonostante tutto   confesso che inizialmente avevo seri pregiudizi, fosse solo per il fatto che supereroi e superpoteri sono un marchio "made in America": tutti i supereroi, a partire dal loro capostipite Superman sono nati, cresciuti e "pasciuti" in America; sono una loro specialità, un marchio di fabbrica, come era per noi la commedia all'italiana , una volta, tanto tempo fa.
Ho sempre pensato che il cinema italiano, per superare la crisi in cui è piombato negli ultimi venti (diciamo anche trenta) anni dovrebbe compiere un "innovativo passo indietro": in altre parole, penso che dovremmo riscoprire le nostre radici e puntare sul nostro cinema, sul nostro vissuto, leggero ma anche drammatico come fece nel 2010, tra l'altro egregiamente,  Paolo Virzì con "La prima cosa bella", uno dei migliori film degli ultimi anni; ma gettarsi a capofitto in un film di supereroi "pizza e fichi" mi pareva una cosa assurda, un suicidio: sarebbe come pretendere di rubare a casa del ladro.
Ho visto  di recente "il ragazzo invisibile" per la prima volta, e purtroppo non mi resta che ribadire il concetto: supereroi e superpoteri lasciateli agli americani, che è meglio!
Tanto per cominciare ho trovato di pessimo gusto il fatto di "scopiazzare" con la scusa di "prendere in giro" il genere supereroico .
Partiamo dalla descrizione del protagonista e dei suoi super-poteri; Michele, detto Michi, è un ragazzino timido,  il nerd sfigato e preso di mira dai bulli che ha una cotta per la ragazza nuova, che è ovviamente la più carina e in gamba di tutte: è un chiaro riferimento a Peter Parker, che il regista ovviamente non tenta neanche di mascherare, tanto è vero che nella prima scena del film il piccolo protagonista cerca di comprare il costume di Spiderman per la festa di Halloween: in altre parole, la trama, non fa che ripercorrere gli stereotipi tipici del genere; certo, si potrebbe pensare  che non si tratta di mancanza di originalità ma di omaggi e citazioni, ai film di genere, ma, ahimé  non è questo il caso.
Sono una che "sbava"  letteralmente quando vengono citate scene di altri film, mi sembra come se il regista mi strizzasse l'occhio, dicendomi: "ehi, te lo ricordi questo? che figata, eh?"
I riferimenti al cinema americano sono molteplici e inconfondibili: già solo nella scena della festa vengono "citati" Shining, Nightmare, il silenzio degli innocenti,  e molti altri: intendiamoci, in genere apprezzo le "citazioni", ma non quando lo stesso Salvatores dichiara la sua intenzione di creare un eroe del tutto nuovo, che non ha niente a che fare con il tipico supereroe americano "tutto effetti speciali" (effettivamente, effetti speciali quasi zero: scelta stilistica o budget ristretto?); tra l'altro il regista si è reso colpevole di una bella gaffe menzionando a sproposito Lo Hobbit, nel "calderone" di film da cui il regista vorrebbe prendere le distanze: mi scusi Salvatores, lei mi sta dicendo che non c'è differenza tra Spiderman e Lo Hobbit? O si è limitato a citare semplicemente i primi film americani che le sono venuti in mente?
 Non riesco a perdonare questo atteggiamento di presunta superiorità, soprattutto perché, con tutto il rispetto per i grandi registi italiani contemporanei, l'Italia proprio non può permettersi di sentirsi superiore all'America o a qualsiasi altra nazione per la sua attuale cinematografia, se si escludono pochi registi, tra cui il già citato Virzì e lo stesso Salvatores, che continuo a stimare nonostante mi abbia in questo film enormemente deluso: credo che, nel settore cinema, i veri artisti italiani siano delle mosche bianche. Forse a molti non piacerà questa mia affermazione, ma sono sempre stata schietta e non cambierò solo per una sorta di inutile campanilismo.
Beh,stendiamo un velo su questa "nota stonata" e andiamo oltre. 
Il protagonista creato sulla falsariga dell'uomo ragno, si ritrova con i poteri di Susan Storm dei Fantastici quattro: invisibilità accompagnata dalla capacità di emanare incontrollabili onde  d'urto scaturite da uno stato emotivo carico di tensione e rabbia; come se non bastasse, nella seconda parte del film, il ragazzino entra in possesso di una tuta identica a quella dei Fantastici 4, in grado cioè di assorbire i poteri di chi la indossa, permettendogli di essere invisibile senza per forza doversi spogliare e beccarsi una broncopolmonite.
Altra nota dolente, considerazione del tutto personale, sono state le continue scene di nudo del ragazzino, ed anche alcune inquadrature al di dietro della protagonista femminile, una sorta di voyerismo che non apprezzo su corpi ancora così acerbi: ma ripeto, questa è solo una considerazione personale e per nulla obiettiva.
Tornando alla tuta, che come dicevo è identica a quella dei fantastici 4, tranne per il colore nero e per la scritta rossa in petto: la S di "Speciale" (non Super, ci tengono a precisarlo), ma scritta usando la lettera dell'alfabeto cirillico, così, tanto per dare una certa politicizzazione al film; infatti, dopo i supereroi americani, arrivano i supereroi sovietici, nati dalle radiazioni di Chernobyl e addestrati da un gruppo di fanatici nostalgici della guerra fredda. 
Supereroi in un primo momento vittime, ma che sono riusciti a ribaltare la situazione: sono gli "speciali"  a comandare adesso, come notiamo dall'ultima scena: un finale aperto che anticipa qualcosa dell'inevitabile sequel, in tipico stile Marvel per intenderci: E meno male che l'intento era quello di prendere le distanze dal cinema americano!
 In questo film, dunque, le "citazioni" hanno una funzione satirica, vogliono smitizzare il film citato, non omaggiarlo.
Esempio eclatante, lo "smile-sengale", della serie: "come profanare in un sol gesto due supereroi D.C.Comics:  il primo, l'avrete capito tutti, è il mitico Batman, l'altro è il Comico di Watchmen.
I personaggi secondari sono stereotipati ancor più dei protagonisti, a partire dai bulli, dalla madre poliziotta che non capisce che suo figlio è vittima di bullismo (bel fiuto da poliziotta, complimenti, degna del commissario Gordon, che non sa che Batgirl è sua figlia); per finire, ciliegina sulla torta, abbiamo la bambinetta curiosa che scopre per caso il superpotere del ragazzo e diventa la sua piccola aiutante-consigliera: un'adorabile rompiscatole che non conosce il significato della privacy e assilla il nostro piccolo eroe con le sue perplessità, soprattutto in materia di fumetti: non fa altro che demolire i supereroi con le sue domande: "Perché se i ragni fanno le ragnatele dalla bocca l'uomo ragno le fa con i polsi?" oppure: "Perché quando Superman si mette gli occhiali nessuno lo riconosce?" chiede tenendo su un paio di occhiali con naso e baffi finti, per sottolineare ulteriormente la comicità della situazione : effettivamente su questo punto non le si può dar torto, anzi, meno male che non ha toccato anche  il tasto dolente "dove lo teneva nascosto il mantello?". Un "encomio" poi va a Stella, la ragazzina di cui è innamorato il piccolo protagonista che invece di spaventarsi, instaura un bel rapporto con questa presenza invisibile, arrivando addirittura a baciarlo, senza sapere che è proprio il suo sfigatissimo compagno di classe; la situazione è talmente assurda che mi rifiuto persino di commentarla.
Unica scena notevole, che stava quasi per farmi ricredere, è stata quella del balloon che ci permette letteralmente di leggere i pensieri del ragazzino: non so se l'intenzione del regista era quella di omaggiare o denigrare anche il fumetto americano, oltre che il cinema, tuttavia l'ho trovata un "bel colpo"; certo, niente di nuovo per chi ha visto i telefilm onomatopeici di Batman interpretato da un simpaticissimo e coloratissimo Adam West, ma estremamente innovativo, tenendo conto che è stato girato tra il 1966 e il 1968.
Tutto sommato, il film è gradevole, la punto di vista estetico niente da dire, ma ahimè, la trama lascia molto a desiderare. E non per mancanza di effetti speciali, ma per dei vuoti narrativi che rendono la fabula insulsa e priva di ogni suspense, se si esclude il mediocre colpo di scena finale, che ha il solo scopo di promuovere il sequel.

11 commenti:

  1. Ho apprezzato più l'intenzione che il film stesso. Ogni tanto qualcuno prova ad osare...
    Solo una cosa non sono d'accordo: "supereroi è superpoteri lasciateli agli americani, che è meglio!"
    Ti dico così perchè fra qualche mese uscirà "Lo chiamavano Jeeg Robot": un altro film italiano di super eroi... Chi l'ha visto in anteprima è rimasto sbalordito.
    Ci spero tanto!

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    1. Non ho visto il film, ma in ogni caso si dovrebbe fare un discorso a parte perché Jeeg Robot non è un supereroe e non è americano! ;) Ho letto la trama, e a quanto pare il film è più che altro una commedia, e noi italiani, escludendo i demenziali film di Natale dei Vanzina, di Checco Zalone e dei soliti idioti, abbiamo sempre creato ottime commedie; il punto debole del ragazzo invisibile è stato quello di cercare di fare un film "serio", finendo col fare un gran pastrocchio, ma una commedia con un "supereroe" non supereroe ma che vuole solo far colpo sulla ragazza fan di Jeeg potrebbe essere una buona idea...purché non sia la classica parodia, ma una vera commedia! Grazie per avermi parlato del film, lo guarderò senz'altro!

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  2. "Lo chiamavano Jeeg Robot" non è una commedia e Jeeg Robot nella storia c'entra poco, da quel poco che ne sa degli articoli e dei primi rumors il discorso è abbastanza chiaro.
    Detto questo, non concordo con la recensione quasi in nulla, salvo nella scarsa caratterizzazione dei ragazzini. Per me nel Ragazzo Invisibile non c'è intento parodistico e anzi, molte scelte sono volutamente rispettose dell'immaginario supereroistico, a prescindere da come siano venute fuori. L'idea dei supereroi russi non mi pare inoltre affatto scelta per motivi politici: anche qui è un omaggio alla Marvel dove buona parte dei super erano "figli dell'atomo". Atomo che nella vita reale abbiamo conosciuto con Chernobyl, da qui la scelta.
    Per me il Ragazzo Invisibile non è un film perfetto, anzi, ma ha davvero molte potenzialità e soprattutto molto rispetto della materia trattata.

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    1. Abbiamo opinioni divergenti, nessuno detiene la verità; la mia voleva essere un'analisi tecnica, basata su criteri semantici e semiologici, ho trovato l'intreccio narrativo noioso e privo di pathos; quanto all'intento satirico poco rispettoso, lo stesso Salvatores lo ha candidamente ammesso in un'intervista,che ho riportato nel testo (non me la sono certo inventata!). Per quanto riguarda "lo chiamavano Jeeg Robot" come ho scritto non l'ho visto,non ne avevo neanche mai sentito parlare, me lo ha segnalato Marco nel commento precedente ed ho intenzione di guardarlo, solo allora esprimerò un giudizio, per ora mi sono limitata a fare ricerche sul web dove è stato definito una commedia fantascientifica, ma ovviamente le fonti potrebbero non essere attendibili.

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  3. Siamo colonizzati culturalmente. La cultura dominante è anche nel nostro inconscio. Italiani che scimmiottano il pessimo cinema americano, e altri italiani che si indignano perchè non lo scimmiottano abbastanza bene. Favoloso :)

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    1. In realtà non sono "indignata" perché il film "non è stato scimmiottato abbastanza bene": per me non avrebbero proprio dovuto farlo questo film! lasciamo le "americanate" agli Americani, e concentriamoci sul nostro vissuto di Italiani; ho citato "la prima cosa bella" di Virzì proprio perché mi pare un ottimo esempio di "made in Italy", che non si basa su stereotipi d'oltreoceano ma arriva dritto al cuore con semplicità e profondità notevoli. Questo dovrebbe essere il cinema italiano, al limite preferisco una commedia senza troppe pretese come "Amore, bugie e calcetto" piuttosto che un film di un grande regista che scimmiotta, anche se con intento satirico, il cinema americano.

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  4. Troppo buona e troppo corretta nella descrizione del film. E' una vergogna. E' un film che sarebbe stato imbarazzante anche se il regista fosse stato un giovincello alla sua opera prima, ma stiamo parlando di Salvatores, quindi no excuses. A tutto quello che hai scritto vorrei aggiungere le gravi incapacità recitative che affliggono il cinema italiano, e che in questo film raggiungono picchi toccati solo dai peggiori telefilm e serie tv (sempre italiani): una su tutti la Golino, che sebbene sia a mio parere una delle peggiori e più sopravalutate attrici nostrane, in questo film è riuscita a dare il peggio di sè.

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    1. Sulla recitazione concordo, ho preferito proprio non toccare questo tasto dolente infatti! Mi sono soffermata sulla regia e sulla trama: purtroppo nonostante Salvatores, mi aspettavo un fiasco,e forse sono stata "buona" perché, soprattutto dopo aver ascoltato la sua intervista, ero già preparata al peggio. Già il titolo mi pareva poco fantasioso, poi conoscendo bene le scarse risorse del cinema italiano, sia dal punto di vista economico che da quello del materiale umano, in primis attori, non avevo grandi aspettative. Ti ringrazio tanto per il tuo commento, sei stato il primo a dire che sono stata troppo buona e troppo corretta, i pià mi hanno dato addosso per aver osato toccare un "mostro sacro" del nostro cinema, pur avendo specificato che stimavo e continuo a stimare Salvatores, ma per me qui ha davvero preso un abbaglio. Che dire, ora aspettiamo il sequel! Grazie del commento,spero continuerai a seguirmi!

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  5. Analisi arguta... concordo (purtroppo) praticamente su tutto.
    E, sì, anch'io avevo delle aspettative, ma temo non sia solo quello il problema.

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  6. Ti ringrazio, mi fa piacere che concordi con la mia analisi...beh, vedremo cosa si inventeranno per il sequel!

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