martedì 22 settembre 2015

Discriminazione: l'alibi del bullo

Immafine tratta da "Lo strano caso di Lucy Rainbow e Ombretta Black"
 di Chiara Filincieri



I Social network: che grande invenzione!
Non sono sarcastica, lo penso davvero: grazie ai social network persone geograficamente molto distanti possono rimanere in contatto le une con le altre: famiglie che si riuniscono, rimpatriate on line tra vecchi compagni di scuola, possibilità di fare nuove amicizie, e soprattutto esprimere il proprio pensiero ed avere la possibilità di discutere con altri, con cui nella vita reale non avremmo mai avuto a che fare, (non so fino a che punto avremmo sofferto di questa mancanza). Resta il fatto che potenzialmente i social network sono una grande invenzione. 
POTENZIALMENTE, ecco la parola chiave.
Il problema è che la possibilità di esprimere la propria opinione si è trasformata, non so come, nel sentirsi in diritto di dire qualsiasi cosa: offendere il prossimo, etichettare in malo modo chiunque la pensi in modo diverso, discriminare chi ha abitudini di vita diverse dalle nostre: in altri termini, esporre l'altro (inteso come chiunque venga a contatto con noi) alla pubblica gogna. 
Non si è liberi di pubblicare una propria foto senza sentirsi assaliti da milioni di commenti, apprezzamenti fino a giungere a vere e proprie "psicoanalisi fai da te": siamo diventati tutti medici nutrizionisti, psicologi, sociologi, sessuologi, detentori della verità, e dobbiamo dirla questa verità, a qualsiasi costo. 
Possiamo dire quello che pensiamo, ci sentiamo in diritto di farlo perché: "chi si espone così su un social network, poi non può lamentarsi dei commenti negativi" : mi sembra tanto la classica scusa dello stupratore quando dice che la vittima se l'è cercata.
Siamo tutti invitati a condividere, ma quando poi realmente condividiamo qualcosa, ecco che piovono i giudizi, dimenticando i principi fondamentali che negli anni 80 e 90 le prof cercavano di insegnarci nell'ora di educazione civica: "la mia libertà, termina dove inizia quella dell'altro"
Sono libero di giudicare ma non di mortificare, fare del male così, per il semplice gusto di dar fiato alla bocca, anzi, pardon, muovere le dita su una tastiera, perché, diciamola tutta: nascosti da uno schermo, ci sentiamo tutti leoni.
Chi pubblica una sua foto su un social network si mette da solo alla gogna, e gli altri sono in diritto di fare ciò che vogliono, anche prendere quella foto, decontestualizzarla e adoperalra per far del male alla persona in oggetto.
Ah, la gogna, che cosa meravigliosa! E che meravigliosa evoluzione ha avuto: dalla piazza del villaggio alla piazza del villaggio globale, sotto gli occhi di tutti:
perché non reimpostarla per legge?
Vediamo una perfetta estranea che cammina davanti a noi con dei pantaloncini succinti o trasparenti? ci sentiamo in diritto di fotografare la sconosciuta e prenderla in giro sui social network.
Per non parlare della nuova "droga" del 2000: i Selfie. Confesso di non amare molto questa mania di fotografarsi, ma sempre meglio fotografare sé stessi che gli antipasti, almeno io la vedo così. In ogni caso, sono abitudini che non fanno male a nessuno, quindi perché mettersi lì a giudicare, a scrivere mille cattiverie.
Novelli psicologi sostengono una ragazza che pubblica delle sue foto abbia seri problemi di insicurezza cronica, un estenuante bisogno dell'approvazione altrui; non sono laureata in psicologia, pur avendone studiato le basi, ma in ogni caso, se ciò fosse vero, l'insicurezza della ragazza che "si espone" non dovrebbe autorizzare il bullo di turno a mortificarla: anzi, l'insicurezza di partenza dovrebbe essere considerata un'aggravante dell'atto del bullismo.
Il bullo non è altro che un presuntuoso che si sente in diritto di giudicare tutto e tutti, auto-giustificandosi sostenendo la tesi: "Sei tu, oggetto dell'altrui derisione, a dover trovare il modo di non farti toccare da quello che pensano gli altri perché di cafoni, maleducati e stupidi ce ne saranno sempre ovunque e nessuno può farci niente".
ALIBI. Avete appena fornito ai bulli un alibi.
Ecco perché, quando qualcuno vittima di bullismo si suicida si resta così indifferenti: la colpa non è certo dei bulli, è colpa della fragilità e dell'insicurezza del suicida, che non è stato in grado di fregarsene. Insomma, la sensibilità è un handicap, l'indifferenza regna sovrana.(sì, uso la parola Handicap che oggi è considerata politicamente scorretta di proposito).
Personalmente sono stata vittima di bullismo molte volte, ma ho sempre reagito, anche perché avevo una famiglia alle spalle pronta a sostenermi ed aiutarmi a superare i momenti più difficili; ho imparato a fregarmene di ciò che dice "la gente", ed ora che sono adulta posso anche riderci sopra, ma non dimentico quanto ho sofferto durante l'adolescenza, non dimentico i disturbi alimentari, le flebo e tutte le dolorose conseguenze che ne sono derivate. Oggi posso dirmi abbastanza forte, ma un tempo non lo ero, nonostante l'aiuto della mia famiglia, quindi mi sento solidale con le vittime, che non meritano assolutamente di essere ulteriormente demonizzate, costrette a sentirsi in colpa per qualcosa che non hanno commesso, esattamente come accade per le vittime di violenza sessuale.
La violenza psicologica fa male quanto se non più si uno schiaffo, e va combattuta, non incoraggiata con il classico "te la sei cercata"
 Eh già, me la sono cercata tante volte: è colpa mia se 3 stronzetti dodicenni mentre ero in spiaggia mi  hanno urlato "Guarda, invece di Belen Rodriguez abbiamo BALEN Rodriguez". Colpa mia, ma come mi viene in mente di andare a mare, con costume rigorosamente intero tra l'altro: mi sono esposta io alle critiche degli stronzetti, avrei dovuto restare a casa e crepare di calore. 
Colpa mia se mentre sto rientrando a casa per i fatti miei, dall'altro marciapiede una stronzetta inizia a cantare "jingle bell, jingle bell..." solo perché indossavo una maglietta rossa. Eh già colpa mia: ma come mi viene in mente di uscire di casa vestita di rosso, solo perché è un colore che mi piace? Mi son meritata tutto.
Ho imparato a non lasciarmi intimidire o sopraffare da questa gentaglia, ma c'è gente che purtroppo non ne ha la forza e soffre, soffre al punto da arrivare al gesto estremo: il suicidio.
Beh, all'alibi dei bulli "Non è colpa mia se ti sei suicidato, ma è copa tua che ti lasci ferire", io rispondo citando Mystica nel primo meraviglioso film sugli X-Men, :"è colpa delle persone come te che da bambina avevo paura ad andare a scuola".
E cito Mystica non a caso, perché chi conosce i film e/o i fumetti sa bene quando questo personaggio sia forte e combattivo.  
Ma non siamo tutti forti e combattivi, e purtroppo molti soccombono, e la cosa peggiore è che per molti si tratta di normale amministrazione, cose che accadono, e per cui è inutile lamentarsi:"Se non si sa camminare sulle proprie gambe, non si va a correre in giro per il mondo pretendendo che il mondo cambi."
Bella roba. Non solo si spinge un altro essere umano alla disperazione, ma non si prova il benché minimo senso di colpa, poiché l'idea oggi dominante è  che chi subisce il male se lo merita, e finché ci sarà gente che la penserà in questa maniera, ci saranno sempre bulli e suicidi. 
I social network avrebbero potuto trasformarci in persone più sensibili, addirittura empatiche, invece ci stanno inaridendo.
Non è un caso se ho scelto l'immagine tratta da "Lo strano caso di Lucy Rainbow e Ombretta Black" : la discriminiazione è diventata la normalità, ed è diventata la base dell'alibi del bullismo.
Ora non pretendo certo un mondo in cui ci volgiamo tutti bene, il mondo di Lucy Raimbow, che è contro la disriminazione perché ama il suo prossimo al di là di ogni stereotipo: va bene anche il punto di vista di Ombretta, leggermente misantropo. Non vi chiedo di essere tutti buoni, bravi e amarvi l'un l'altro: non devi per forza amare il tuo prossimo, ma almeno RISPETTALO.
E rispettare significa non disciminare, non fare del male gratuito, non pubblicare foto imbarazzanti, non dire: "te la sei cercata". 
Tutto qui.

8 commenti:

  1. Posso ben comprenderti perché il fatto di essere derisa, presa in giro, l'ho dovuto subire anch'io rendendomi molto chiusa, quasi ermetica.
    Grazie al teatro mi sono aperta, alla pittura, insomma all'arte in generale

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    1. L'arte è la migliore medicina, anche perchè dimostra sempre come il concetto di bellezza possa essere relativo! ;)

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  2. erano le parole che volevo sentire da una vita!!! basta con questa scusa che te ti devi difendere da solo e ok ma...anche gli altri devono rispettare ogni persona per quanto la si odi e solo per il semplice divertimento...(poi che divertimento c'è a far del male agli altri lo devo ancora capire..) e come dice mystica io avevo paura di andare a scuola per quelle persone... cazzo mystica non me la ricordavo così!! mi devo rivedere il film mi sa hahahh comunque sei bravissima a scrivere e si sente tutta l'emozione e tutta la rabbia che vorresti far sentire a quella gente

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    1. Ti ringrazio, e scusa se ci ho messo un po' a risponderti!
      Riguardo a Mystica, è praticamente la prima frase che dice nel primo film, e mi è rimasta impressa! Anche io come lei avevo paura ad andare a scuola, anche se non lo davo a vedere , perchè son sempre stata un tipetto "rissoso". Mi mostravo forte, non volevo che capissero quanto ero ferita, ma le cicatrici rimangono. Tornerò sull'argomento, perchè è un tema che mi sta a cuore!

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    2. io il primo film lo vidi diversi anni fa quando ancora nn era iniziato l'inferno sarà per questo che nn me la ricordo.. io invece ero troppo pacifica e infatti se ne approfittavano di piu...bene sarò contenta di leggerti ;)

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    3. Attualmente sto lavorando ad un romanzo, che affronta il sovrappeso con leggerezza e voglia di vivere. Diciamo che è "parzialmente autobiografico", nel senso che la protagonista non sono io, ma rispecchia una parte di me, la parte più solare. Per rifarimi all'immagine scelta, in me convivono Lucy Rainbow e Ombretta Blak, mentre nel romanzo ho lasciato parlare solo la Lucy che è in me! spero possa piacere, attendo notizie dagli editori.

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  3. Sagge parole... E' il senso di colpa che rende tutto peggiore, il convincersi che è vero: ce la siamo cercata. Per me la cosa peggiore, però, era non trovare un supporto adeguato dalle persone che avevo intorno. -Sei troppo brava, troppo fessa, troppo calma, troppo "addormuta"- ma io ero così, non riuscivo a essere diversa anche se ci provavo. Alla fine mi sono chiusa in me stessa, trovando compagnia, per fortuna, nella musica, la lettura, la creatività... Tutte cose che in un certo senso mi hanno salvata, durante l'adolescenza, ma mi è rimasto un senso di chiusura verso la gente che mi porta, spesso e volentieri, a preferire la solitudine... Comunque complimenti, scrivi molto bene, e in bocca al lupo per la pubblicazione del romanzo! ;)

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    1. Grazie Yumino, crepi il lupo! Abbiamo molto in comune: purtroppo quando ci son questi problemi è difficile sentirsi compresi, poiché anche le persone che ci amano a volte non riescono a capire fino in fondo ciò che proviamo: la solitudine è una brutta spirale, perché più ci si sente soli, più si tende ad isolarsi. Nel mio piccolo, scrivo questi post per far capire a tante ragazze e ragazzi che non sono soli, che altre persone hanno patito le loro stesse sofferenze e che c'è sempre un modo per reagire ed uscirne. Ho creato il blog non solo per poter raccontare le mie fiabe e i miei racconti, ma anche per condividere pensieri, lanciare dei messaggi nel web come se fosse una bottiglia lanciata nell'Oceano, e sperando che vengano letti dalle persone "giuste" al momento giusto! ;)

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