martedì 14 ottobre 2014

Matrioska - quando finisce un'amicizia



 Illustrazione di Isa Bancewicz

E' ovvio che quando finisce un'amicizia, come per qualsiasi altro rapporto interpersonale, le colpe sono sempre da entrambe le parti; altrettanto vero è che c'è sempre una persona che soffre di più, e quella persona, chissà perché, sono io.
Sono sempre io che soffro di più, forse perché investo troppo nelle persone, le sopravvaluto, le vedo migliori di come sono in realtà.
Probabilmente tendo a sopravvalutare anche il concetto stesso di amicizia, come quello di amore, perché non posso fare a meno di constatare che le persone che ho amato, e che pateticamente mi ostino ancora ad amare, mi hanno cancellato con un colpo di spugna, mentre io, dopo mesi, non riesco a farmene una ragione, ci sto male, soffro.
Questo non vuol dire che io sia una povera vittima innocente, ho senza dubbio le mie colpe, e le mie non sono certo meno gravi di quelle degli altri; però io sono indubbiamente quella che ne risente di più, è un dato di fatto. Non riesco a gettarmi il passato alle spalle con la stessa facilità degli altri. 
Probabilmente è un mio limte, un mio problema e posso accettarlo: quello che non riesco ad accettare sono le ex amiche (peggio ancora se si tratta di ex fidanzati) che poi magari, come se nulla fosse, tornano a contattarti, a farsi sentire dopo anni, quando la ferita si è finalmente rimarginata. E senza nemmeno chiedere scusa, tornano e pretendono il perdono, e se non glielo concedi la cattiva sei tu!
Sarò strana, Ma credo di avere anche io, con tutte le mie stranezze, il  diritto di vivere a modo mio e di essere lasciata in pace, di stare tranquilla e non essere più importunata, soprattutto se è passato molto tempo, e ci sono state mille occasioni per chiarirsi.
In certi casi mi sarebbe bastato sentirmi dire solo: "Mi manchi, lasciamoci il passato alle spalle, ricominciamo da dove avevamo interrotto". Così, senza nemmeno chiarirsi o chiedersi scusa a vicenda; mi sarebbe andato bene, certo, ma dopo un mese o due, anche tre, ma non dopo più di un anno di assoluto silenzio.
E mi dicono "Ma come, dopo tutto questo tempo ancora ci pensi". In pratica, è andato tutto in prescrizione: ma dico io, tutto il tempo trascorso (e perso) non dovrebbe essere un aggravante? Fosse solo per il semplice fatto che , in quel lasso di tempo in cui loro hanno vissuto tranquilli, io ho sofferto, e proprio quando non ci penso più,ecco che ricicciano!
E ovviamente la cattiva sono io.
Poi vogliono anche farsi le loro ragioni: cari miei, qui oramai, non si tratta più di chi ha torto e di chi ha ragione, si tratta di rispettare i sentimenti. 
Ma forse chi non prova dolore e sofferenza per un distacco, ritiene anche gli altri incapaci di provare questi sentimenti. E' l'unica spiegazione che riesco a darmi.
 Però non mi fa sentire meglio, neanche un po'. E' come se avessi donato una parte del mio cuore a qualcuno che mi voleva bene, anzi a stento mi tollerava.
Io invece quando dico "ti voglio bene" lo penso davvero, e lo sento vibrare in tutta l'anima. Ma a quanto pare è un mio problema, quindi andiamo avanti e non pensiamoci più.

Nessun commento:

Posta un commento